24-25/2/2018 9° CONGRESSO ISIPSé - SENTIRSI PENSATI. IL RICONOSCIMENTO INTERSOGGETTIVO NELLA CLINICA PSICOANALITICA

Il nono congresso nazionale Isipsé - Istituto di Psicologia del Sé e Psicoanalisi relazionale, con la partecipazione dell'autrice Jessica Benjamin avrà come tema fondamentale il riconoscimento intersoggettivo nella clinica psicoanalitica. L'idea di riparazione di kleiniana memoria, basata sull'osservazione dell'ansia inconscia per il danno inferto all'oggetto d'amore, viene rivisitata dall'autrice a partire da un punto di vista relazionale contemporaneo, fondato cioè sui concetti chiave di rottura e riparazione e di riconoscimento intersoggettivo. Il "Terzo analitico", concepito come uno spazio che si crea nell'ambito dell'incontro delle soggettività dei partecipanti alla relazione, consente la rappresentazione di un mondo in cui la riparazione del legame di attaccamento è possibile; in particolare a partire dal riconoscimento delle inevitabili violazioni delle aspettative attese. L'osservazione del danno inferto mediante l'uso creativo del paradosso, diventa quindi un elemento essenziale di riparazione, evolutiva e terapeutica. Secondo Benjamin è proprio nel momento in cui la riparazione fallisce, che il bisogno di riconoscimento può diventare distruttivo per l'Altro significativo, che non può tollerare il proprio fallimento nell'essere (s)oggetto buono. L'enactment della complementarietà relazionale sarà allora goveranto dalla paura soggettiva a essere danneggiati o a danneggiare l'Altro e la relazione. Il "Terzo" consentirà al contrario una posizione di reciprocità ed equilibrio nello scambio, in cui la metacomunicazione permetterà di uscire dalla posizione di complementarietà: l'idea cioè, che solo uno dei partecipanti alla relazione può sopravvivere, e non entrambi.  Jessica Benjamin è autrice, tra gli altri, del volume Legami d'amore, in cui si è occupata dei temi di genere e attribuzione culturale del ruolo sessuale, e dinamica padrone-schiavo nelle relazioni intime. https://www.isipse.it/convegni/

15/01/2018 Curatela del libro "La mente psicopatica. Origini, dinamiche e trattamento" di J. Reid Meloy (Giovanni Fioriti Editore)

Lo psichiatra forense Reid Meloy identifica la psicopatia come un disturbo deviante dello sviluppo caratterizzato da un eccessivo ammontare di aggressività istintuale e dall’assenza della capacità relazionale oggettuale di creare legami.

Una delle idee più originali espressa in questo libro riguarda la distinzione tra aggressività evocata affettivamente, che è la più comune in ognuno di noi, e l’aggressività predatoria, che sembra essere il segno caratteristico della psicopatia.

Un’altra scoperta importante è che i pazienti psicopatici sperimentano una caratteristica iporeattività del sistema nervoso autonomo periferico; per compensare, possono perseguire manifestazioni affettive aggressive. “L’aggressività predatoria, anche se non androgenodipendente, può essere innescata socialmente dalla ricerca da parte dello psicopatico di aumentati livelli di eccitazione autonomica e dell’aggressività affettiva”. Su questa scia, lo psicopatico può agire comportamenti violenti per amplificare la propria eccitazione. Questa iporeattività autonomica sembra anche essere la causa della difficoltà dello psicopatico ad apprendere dall’esperienza e a sviluppare capacità di insight.

La mente psicopatica: Origini, Dinamiche e trattamento di J.Reid Meloy è a cura di Alessia D’Alterio. I traduttori sono Maria Rossella Iacono e Martina Fiaccavento.

http://iarpp.net/article/la-mente-psicopatica-origini-dinamiche-e-trattamento-italian-translation-of-the-psychopathic-mind-origins-dynamics-and-treatment-by-j-reid-meloy/

25-28/05/2017 IARPP 2017 - Sydney: From the margins to the centre: contemporary relational perspectives In this conference, in acknowledgement of the fact that Australia and New Zealand are on the margins of the world map, we expect to explore challenges to the centres of relational thought, while also seeking the interplay of ideas flowing from the centre, from the mainstream, in many directions. The conference seeks to examine dialectical tensions between the edge and the centre, between mainstream and innovative ideas from within many different contexts. The vision of the IARPP is to be open to multiple dialogues and dialectics centered in the world of psychoanalysis and psychotherapy but extending into the contemporary world. The Sydney conference takes as its theme the enrichment of mainstream ideas and concepts by the addition of thoughts ‘from the margins’. It is our vision that progress and creativity thrive when familiar concepts and ideas are seen from new angles. Those who live, work and think at the margins, at the edges, away from the centre, necessarily have perspectives that differ from those who look from the centre, or from the mainstream. We hope that our conference will offer the opportunity to bridge differences and accordingly, we would like to extend a warm invitation to our colleagues all over the world, including Asia and the Pacific, to join us in developing these contemporary relational perspectives. http://www.iarppsydney2017.com/about/conference-details

09/05/2017 Presentazione de 'L'abisso della follia' con intervento dell'autore George Atwood - presso la John Cabot University - via della Lungara 233 Roma. I disturbi psicologici gravi si presentano spesso assumendo forme oscure e incomprensibili. Nonostante ciò, non importa quanto i sintomi possano essere difficili da comprendere, questi stati rimangono, in essenza, eventi umani che emergono da contesti umani. Non solo. Quando ascoltiamo le storie umane che i nostri pazienti più disturbati ci raccontano, riscopriamo inevitabilmente noi stessi. Un obiettivo fondamentale di questo libro è di cancellare il netto confine che è stato tracciato per separare la follia dalla salute, riconducendo i fenomeni dei disturbi psicologici gravi alla cerchia di ciò che è umanamente comprensibile. - George Atwood http://www.georgeatwood.com/# https://www.eventbrite.co.uk/e/biglietti-presentazione-de-labisso-della-follia-george-atwood-traduzione-italiana-33467634596#

20-23/10/2016 IAPSP 2016, Boston - Critical Clinical Moments in the Treatment Process is sponsored by the International Association of Psychoanalytic Self Psychology and will provide an in-depth view of Self Psychology as practiced and conceptualized almost a halfcentury after Kohut's Analysis of the Self. Today we celebrate his theory as a nonlinear intersubjective approach to treatment but one in which theory recedes at the moment of affective engagement between patient and therapist. A wide range of topics will be covered in our fourteen Pre-Conference workshops to be offered by well-known teachers as well as newcomers, and catering to different levels of clinical experience and theoretical sophistication. Our Opening Night Panel will feature a film by Beatrice Beebe providing a privileged look at her clinical interaction with an adult patient in long-term treatment. There will be three Meet the Author events at Friday lunchtime and a tribute to Paul and Anna Ornstein on Friday evening with an award presented by incoming IAPSP president Eldad Iddan. The Kohut Memorial Lecture will be given by Bruce Herzog of Toronto at lunchtime on Saturday. Each of the five Plenary Panels will highlight critical clinical moments of unusual affective intensity and each presentation will be commented on by two invited discussants. Plenary Panel IV takes as its theme the search for realness and reciprocity in the clinical relationship while Panel V focuses on the analyst's affect in the treatment relationship, offering clinical vignettes from three different speakers. -- Shelley Doctors and Eldad Iddan. https://iapsp.org/conference/2016index.php

9-12/06/2016 IARPP 2016 Roma - The Arts of Time: Relational Psychoanalysis and Forms of Vitality in Clinical Process In questi ultimi anni la psicoanalisi si è occupata sempre più di esplorare il processo terapeutico e la dimensione implicita dello scambio clinico. La prospettiva relazionale del processo clinico sottolinea quanto esso sia il risultato co-costruito dell’ingaggio diadico nell’esplorazione profonda e creativa delle vicissitudini interiori del paziente e delle vicissitudini della diade stessa. La sfida quotidiana dei terapeuti relazionali è quella di facilitare una certa dimensione creativa che promuova il processo di costruzione di significato. Da sempre le arti hanno collocato al centro l’interesse per ciò che oggi – nel nostro campo – chiamiamo “implicito” e hanno ampliato la sapienza sul processo creativo che si sviluppa nel tempo, fra gli esseri umani, andando al di là delle parole e dei contenuti. Come Daniel Stern, Colwyn Trevarthen a molti altri autori hanno sottolineato, queste dimensioni sono fondamentali per l’emergere interattivo della mente. Le forme della vitalità sono quelle forme dinamiche che permeano la vita quotidiana, la psicoterapia e le arti. C’è un profilo temporale, un senso del tempo, che dà forma all’esperienza della vitalità man mano che si crea nella mente. Vitalità significa la capacità di vivere, crescere, o svilupparsi; la capacità di resistere, la capacità di continuare in un’esistenza densa di significato. Riteniamo che una delle sfide della psicoanalisi contemporanea sia quella di essere aperta e considerare cosa abbia da imparare dalle arti assumendo una nuova prospettiva rispetto al modo in cui storicamente la psicoanalisi si è occupata delle arti: non cercare di esplorare psicoanaliticamente l’esperienza estetica (o ancora peggio “psicoanalizzare gli artisti”), ma cercare di esplorare l’esperienza della psicoanalisi clinica usando modalità di pensiero che vengano dalle arti. Dal momento che ci focalizzeremo sull’interazione clinica, prenderemo in particolare considerazione quelle arti che si esprimono nello scorrere stesso del tempo – teatro, musica, danza, cinema, arti performative – ma è benvenuta ogni riflessione su come gli aspetti artistici non verbali (per esempio lo stile nella letteratura e nella poesia) possano promuovere la sapienza del dialogo clinico. Questo tema emerge in modo quasi naturale nel contesto della città di Roma, essa stessa una stratificazione vivente di arti attraverso i tempi. A rendere ancora più unico questo evento, la Conferenza si terrà al Teatro Argentina, il più importante teatro di Roma che si trova al cuore del centro storico della città. Co-Chairs della Conferenza Susanna Federici PhD, Gianni Nebbiosi PhD http://iarpp.net/conference/iarpp-conference-2016-rome/

24/05/2016 Traduzione italiana del libro "The abyss of madness" di George Atwood (Giovanni Fioriti Editore)

Le forme più gravi di sofferenza psichica non sono deviazioni da una norma prestabilita, ma il risultato di contesti relazionali traumatici, privi di responsività affettiva, comprensione, ed empatia. Forte di cinquant’anni di esperienza clinica con i pazienti comunemente considerati “gravi”, George Atwood tenta di illustrare tale prospettiva—il contestualismo fenomenologico della psicoanalisi post-cartesiana—attraverso i suoi appassionati racconti di successi e fallimenti nella psicoterapia con individui comunemente sottoposti a diagnosi e trattamento psichiatrico. La barriera che divide la salute dalla cosiddetta malattia mentale è spazzata via da Atwood proprio attraverso la comprensione dei mondi personali nascosti da queste diagnosi, che si rivelano risposte umane a contesti soggettivi che spingono verso il ciglio dell’abisso. La cosiddetta “malattia mentale” è quindi uno sforzo per la risalita, ed è proprio attraverso la comprensione del senso soggettivo di fenomeni umani che si celano dietro termini come depressione, schizofrenia, disturbo bipolare, sogni, e deliri che la cura è possibile. L’umanità è un ingrediente fondamentale per la terapia. Ciò che rende umana la possibilità di comprensione è proprio la capacità del clinico di riconoscere quanto la follia sia una possibilità che riguarda tutti noi. http://iarpp.net/article/labisso-della-follia-italian-translation-of-the-abyss-of-madness-by-george-atwood/

 25-28/06/2015 IARPP 2015 Toronto -The relational Pulse: Controversies, Caricatures, and Clinical Wisdom

“The Relational Pulse” is about the past, present, and future in the clinical and scholarly domains, not about fashionable trends. Since Stephen Mitchell first coined the term relational psychoanalysis, this phrase has encompassed a range of rich understandings and clinical approaches that share signs and features while they may also diverge quite radically. Major references mark the interpersonal, self psychological, object relational, and existential versions of relationality. While all richly contributing to the overarching perspective, each favors a particular theoretical emphasis and corresponding clinical sensibility. Mitchell’s carefully considered comparative methodology illuminated how each expression of a relational vision unequivocally locates the development of human experience within a context of relationships with others, internal, external and in fantasy; each is at the same time rooted in somewhat differing assumptions about mind, human growth, and the central dynamics of treatment. Each has its distinctive narrative and recognizable clinical expression. Proponents of these versions of a relational approach are at times inclined to claim the entire perspective, equating their particular vision with the relational perspective as a whole. And critics—both from within the relational world and outside it—have at times offered superficially caricatured critiques, selecting some clearly partial version of the perspective and treating it as though it could stand in for the actual complexity of the whole, with its multiple contending parts and clinical practices. So, well beyond the superficial notion of an inclusive, tolerant “broad tent,” this conference will explore an alternative view: that the greatest strength of the relational perspective emerges when the multiple emphases within it are held in a creative tension—a dialectical tension in which each complements, as well as clashes, with the others. While quite challenging to the clinician—inevitably demanding the analyst’s radical openness both to themselves and to their patients —this vision of relational multiplicity is, we believe, less likely to become narrowly enshrined as the correct relational—or analytic—path. It is, we believe, how we can use our differences—as Mitchell used the comparative psychoanalytic method—to grow, change, and expand the meanings of what is relational from within.  Hazel Ipp, Margaret Black, Jody Davies and Spyros Orfanos, IARPP 2015 Conference Co-Chairs http://iarpp.net/conference/iarpp-conference-2015/